La riforma annunciata e documentata il 1° aprile 2025 dal Commissario europeo Raffaele Fitto, Vicepresidente della Commissione Europea con delega alla Coesione e alle Riforme, riguarda una revisione di medio termine della politica di coesione per il ciclo di programmazione 2021-2027. Questa proposta, approvata dalla Commissione Europea, mira a una modernizzazione e ad un quadro normativo più semplice dell’utilizzo dei fondi strutturali europei, in particolare il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR), per rispondere a nuove priorità strategiche dell’Unione Europea, tra cui difesa e competitività, case più accessibili e acqua.
La riforma si inserisce in un quadro di cambiamento globale, come sottolineato da Fitto, in cui le regioni e gli Stati membri devono affrontare sfide relative alla sicurezza, competitività e transizione ecologica. La necessità è di adeguare i programmi della politica di coesione, definiti tra il 2019 e il 2022, alle esigenze emerse successivamente, come la guerra in Ucraina e la necessità di rafforzare la capacità difensiva europea. La proposta non stravolge gli obiettivi originari della coesione (riduzione delle disparità regionali, competitività, decarbonizzazione), ma li amplia includendo nuove priorità.
La Commissione ha infatti identificato cinque priorità aggiuntive per i fondi di coesione:
- Competitività: sostegno alle grandi imprese in settori critici, con un focus particolare sulla difesa.
- Difesa e sicurezza: possibilità di utilizzare i fondi per investimenti nell’industria militare, come la produzione di armamenti e tecnologie di difesa.
- Gestione idrica: incremento degli investimenti per la resilienza idrica, con un aumento delle risorse rispetto ai 13 miliardi già stanziati nel 2021-2027.
- Efficienza energetica: promozione di interconnettori energetici, sistemi di trasmissione e infrastrutture di ricarica per la transizione verde.
- Politiche abitative: raddoppio dei finanziamenti per l’edilizia abitativa a prezzi accessibili, passando da 7,5 a 15 miliardi di euro.
La proposta approvata prevede modifiche al Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR) con un emendamento al Regolamento (UE) 2021/1058, che disciplina il FESR, per consentire il finanziamento per lo sviluppo dl settore della difesa, un’opzione prima esclusa dai fondi di coesione, che tradizionalmente si concentrano su piccole e medie imprese e sullo sviluppo regionale.
Come sottolineato dal Commissario Raffaele Fitto, la possibile riprogrammazione dei fondi per la difesa è assolutamente volontaria: gli Stati membri possono scegliere se “riorientare” o meno le risorse verso questo settore o mantenere gli obiettivi originari (es. infrastrutture, scuole, ospedali). Non si tratta di un’imposizione, ma di un’opportunità per adeguare i programmi alle nuove priorità. La proposta non specifica un limite massimo finanziario, né se tali risorse debbano essere spese esclusivamente per prodotti europei, lasciando questi dettagli a successive definizioni attese nei prossimi giorni o settimane.
La riforma consente di dirottare i finanziamenti 2021-2027 che ammontano a 392 miliardi di euro , destinati a investimenti in programmi nazionali e regionali per promuovere crescita, occupazione, integrazione sociale e cooperazione, verso il piano “ReArm Europe”, che include anche l’emissione di eurobond per finanziare prestiti agli Stati membri per il settore militare, aerospaziale e della sicurezza informatica.
La Commissione propone anche una risposta all’emergenza casa, raddoppiando l’importo dei finanziamenti della politica di coesione verso alloggi a prezzi accessibili. La sovrappopolazione dei centri urbani infatti produce l’esigenza di servizi e abitazioni. Gli Stati membri potranno anche sfruttare i finanziamenti privati e pubblici utilizzando un nuovo strumento finanziario istituito congiuntamente con la Banca europea per gli investimenti (BEI). Lo strumento combinerà i finanziamenti di coesione con le risorse della BEI e di altre istituzioni finanziarie internazionali, nonché con le banche commerciali e promozionali nazionali.
Le prossime tappe prevedono l’approvazione dal Parlamento Europeo e dal Consiglio dell’UE. Entro i prossimi 10-15 giorni (indicativamente entro metà aprile 2025), dovrebbero essere chiariti i criteri operativi.
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